Articolo – Industria 4.0 induce le imprese a comportarsi come reti

Sul portale “Agenda Digitale” è stato pubblicato un interessantissimo e stimolante articolo (link diretto: https://www.agendadigitale.eu/industry-4-0/industria-4-0-obblighera-le-aziende-a-comportarsi-come-reti-ecco-come/) di Mauro Lombardi, del Laboratorio di Economia dell’Innovazione L.E.I “Keith Pavitt” dell’Università di Firenze –  Polo Universitario di Prato.

Questo scritto mette in evidenza una caratteristica non molto notata finora della transizione al paradigma del 4.0, vale a dire la gradualità ma inesorabile costanza, quasi giornaliera, con la quale i cambiamenti avvengono.

Questo aspetto può apparire ambivalente, poiché se da un lato ridimensiona l’allarmismo che spesso si solleva rispetto alla scarsa capacità della PMI di far fronte a “cambiamenti epocali”, per converso, però, rischia di non far apprezzare già ora opportunità che sono invece disponibili e che possono migliorare di molto i processi produttivi.

Il punto di attacco che l’autore utilizza per entrare nel cuore dell’argomento è «l’ingegneria evolutiva a scala ordinaria, cioè con l’individuazione e la ricerca di soluzioni a problemi tecnico-produttivi mediante strutture interattive complesse tra produttori e centri di ricerca, tra produttori e domanda di beni estremamente diversificata, tra competitor».

Passa poi, per mostrare il progressivo adattamento del paradigma, ad una disamina delle modalità con cui si riorganizzano le sequenze di fasi nella produzione di beni e servizi. Su questo scrive: «consideriamo come primo elemento di riflessione il fatto che nella progettazione di un output (o un processo) è attualmente possibile iniziare non più considerando le scelte alternative di materia prima, ma definendo le proprietà che i materiali devono possedere, per far sì che si ottengano determinate performance di prodotto.

In sostanza, quindi, il prodotto può essere definito come un insieme di valori rappresentativi ai fini della performance da raggiungere (vettore di parametri di prodotto, ad es. leggerezza, velocità, colore, consumi energetici, ecc.). Tale vettore di parametri può essere a sua volta analizzato in termini di funzioni da soddisfare grazie a combinazioni organizzate di input materiali e immateriali. Di qui è possibile risalire, mediante “induzione all’indietro” (backward induction), all’individuazione della tipologia e dei flussi di risorse da impiegare, alla luce delle loro peculiarità, intrinseche oppure create ad hoc, sulla base di attività tecnico-scientifiche mirate.

In altri termini, lo svolgimento delle funzioni richiede che si individuino con precisione i meccanismi secondo cui combinare efficacemente dotazioni dinamiche di risorse materiali e immateriali, dirette a raggiungere goal definiti almeno nelle linee generali. A tale scopo è essenziale sviluppare la conoscenza delle modalità di connessione tra le varie tipologie di risorse, attraverso la stima quantitativa e qualitativa di varie forme del loro utilizzo è necessario quindi elaborare una rappresentazione stratificata dei flussi di input che stabilisca i processi, le strutture e le forme organizzative dei flussi».

Sviscerando questo tipo di argomenti giunge poi a dimostrate come nel caso, ormai sempre più diffuso che gli output ed i processi occorrenti per la produzione siano il «risultato della combinazione di domini conoscitivi interdipendenti e complementari, difficilmente controllabili ex ante da una sola entità economico-produttiva e spesso conosciuti solo in parte, è essenziale adottare un orizzonte di ricerca esplorativo, muovendosi simultaneamente in molte direzioni.

In tale prospettiva l’impresa cambia natura e modalità di comportamento, con l’inevitabile emergere della tendenza a funzionare con rete di team compositi (mix di apporti interni ed esterni) con centri di ricerca, subfornitori, committenti, competitori. Un’implicazione logica è che la progettazione di output e processi diviene sempre più un insieme di attività distribuite di ricerca per la soluzione di problemi tra loro connessi, di cui occorre valutare la congruenza globale sul piano delle caratteristiche dell’output desiderato».

L’analisi, poi, si diffonde in considerazioni molto specifiche e calzanti, alle quali si rimanda e per le quali si auspica che i decisori della politica industriale, ai vari livelli, sappiano trarre utili indicazioni per emanare provvedimenti di sostegno alle imprese che ne tengano debitamente conto.

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